Il Congresso Europeo di Oncologia Medica (ESMO 2024), che si sta svolgendo in questi giorni a Barcellona, attraendo ad oggi più di 37.000 professionisti del settore, continua ad essere foriero di interessanti novità in ambito oncologico.
Uno studio in fase iniziale (fase I), condotto per la prima volta sull’essere umano, ha evidenziato, in donne affette da tumori ovarici o endometriali, precedentemente trattate con altre terapie, una promettente attività antitumorale preliminare da parte di un nuovo anticorpo monoclonale farmaco-coniugato (ADC, antibody drug conjugate) chiamato TORL-1-23, che ha come bersaglio un’oncoproteina fetale denominata claudina 6.
La ricerca sugli anticorpi farmaco-coniugati sta aprendo la strada per la scoperta di nuovi “bersagli” molecolari nei tumori ginecologici, dove attualmente ci sono pochissime opzioni validate, soprattutto nel tumore ovarico.
Le nuove opzioni di trattamento per i tumori ginecologici

«Nuove opzioni di trattamento per le donne con tumori ginecologici sono fondamentali per migliorare i risultati», ha sottolineato la dott.ssa Elene Mariamidze, oncologa medica presso la clinica Todua di Tbilisi (Georgia) e Presidente della Georgian School of Oncology. «Sono disponibili – ha affermato – meno opzioni di trattamento per i tumori ginecologici rispetto ad altri tumori, come il cancro al seno. Molti tumori ginecologici hanno alti tassi di recidiva anche dopo un trattamento iniziale di successo, il che sottolinea la necessità di sviluppare nuove terapie che siano sia più efficaci sia con una minore tossicità».
Dal punto di farmacologico, gli anticorpi monoclonali farmaco-coniugati sono farmaci composti da un anticorpo capace di riconoscere le proteine presenti sulle cellule cancerose, a cui vengono coniugate molecole di chemioterapico in grado di bloccare selettivamente la crescita del tumore. Una volta stabilito il legame con la cellula grazie all’anticorpo, il chemioterapico svolge la sua azione mirata contro la cellula neoplastica.
L’anticorpo Claudin-6
La claudina 6 è una proteina espressa nelle cellule sane degli individui in maniera limitata (negli stadi precoci dello sviluppo), ma i suoi livelli di espressione incrementano in modo anomalo in molte neoplasie, quali quelle ovariche ed endometriali.
Pertanto, “colpire” la claudina 6, presente ad elevati livelli nelle cellule tumorali, può ridurre il rischio di danneggiare quelle sane, limitando così la tossicità del trattamento. Infatti, TORL-1-23 ha rivelato un buon profilo di tollerabilità ed una promettente attività antitumorale nelle pazienti, già pretrattate, affette da tumore ovarico o endometriale. Lo studio ha incluso anche pazienti con cancro ai testicoli e tumore polmonare non a piccole cellule, confermando anche in questo contesto clinico i potenziali effetti antitumorali di TORL-1-23.
Il parere della dott.ssa Ray Coquard

«Sebbene sia solo in una fase iniziale, questo studio è molto interessante per diversi motivi», ha affermato la Dott.ssa Ray-Coquard, Presidente del Group d’Investigateurs National Evaluation des Cancers de l’Ovaire (GINECO), Centre Leon Bérard dell’Université Claude Bernard di Lione (Francia).
«Innanzitutto – ha proseguito – apre la strada ad un nuovo bersaglio per gli anticorpi farmaco-coniugati nei tumori ginecologici, dove attualmente ne abbiamo pochissimi validati. In secondo luogo, i risultati suggeriscono una potenziale efficacia nel tumore ovarico, una malattia per la quale attualmente abbiamo pochissime opzioni di trattamento».
«Il prossimo passo sarà confermare la risposta e la durata della risposta, valutare l’effetto sulla sopravvivenza libera da progressione in un gruppo più ampio di pazienti con tumore ovarico e testare la sicurezza e l’efficacia in uno studio clinico randomizzato di fase 3», ha concluso Ray-Coquard.
Quali speranze per il futuro
Guardando al futuro, la dott.ssa Mariamidze ha affermato: «Penso che le terapie combinate saranno il futuro dei tumori ginecologici, potenzialmente coinvolgendo combinazioni di immunoterapia con chemioterapia o radioterapia e agenti mirati. C’è anche un notevole margine di crescita nello sviluppo di farmaci personalizzati, come i vaccini neoantigenici e l’immunoterapia personalizzata sulla base del tipo di tumore e delle sue caratteristiche molecolari».
Gli studi presentati all’ESMO 2024 segnano un importante passo nella ricerca sul cancro ginecologico, suggerendo che presto potrebbero essere disponibili diverse nuove opzioni di trattamento in grado di curare più pazienti o di prolungare la loro sopravvivenza globale.
dott. Daniele Fanale